Critiche

Proietti Style

Giovanni Carli Ballola, L’Espresso

Perché Gigi Proietti come regista d’opera si fa tanto attendere? Le poche volte che ci si è dedicato (ricordiamo un suo Benvenuto Cellini) è stato per regalarci spettacoli egregi come questo "Don Giovanni" dell’Opera di Roma: dove inventività e rigore, controllo della scena, finezza di particolari, assenza di insulsaggini, si traducono in quella rarità creativa chiamata Stile. …

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Proietti, un Don Giovanni che infiamma l’Opera

Landa Ketoff, la Repubblica

Il Don Giovanni "di Proietti", come ormai i romani considerano il "Don Giovanni" andato in scena ieri sera all’Opera di Roma, ha entusiasmato i romani. Ma se i romani, per onorare uno dei loro uomini di teatro più amati, sembrano aver dimenticato Mozart e DaPonte, non li hanno dimenticati i responsabili della realizzazione di quest’opera sublime. Proietti ha mantenuto le promesse fatte alla presentazione del lavoro: "E’ sufficiente seguire testo e musica con umiltà perché tutto è già scritto"… Proietti ha molto curato la recitazione ma senza mai andare sopra le righe e senza eccedere sul lato diabolico del protagonista… il teatro era tutto esaurito da tempo… Uno spettacolo che merita di essere ripreso al più presto…

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E Don Giovanni gioca con lo yo-yo

Michelangelo Zurletti, la Repubblica

…Ma a parte il gioco di moda lo yo yo diventa metafora di tutto l’allestimento: dramma, perché non si può fare a meno di farlo, ma giocoso… Un Don Giovanni che fa sorridere e insieme commuove: quasi un miracolo… Gigi Proietti fa quello che ha ripetutamente dichiarato di voler fare: lasciare che l’opera si costruisca da sé, senza inutili forzature. Niente in teatro è difficile come la naturalezza, ma basta guardare i movimenti dei cantanti, l’utilizzazione scenica del coro per avvertire la presenza del regista di razza e, in quello, del grande attore. Non mancano situazioni buffe (il facchino affaticatissimo di Elvira, il seguace sciancato di Masetto), ma sono risolte leggermente, quasi messe tra parentesi. Insomma un Don Giovanni perfettamente godibile, elegante, pertinente. E tradizionale, ma una volta tanto viva la tradizione… Grande successo, meritatissimo.

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Don Giovanni gioca con lo yo-yo

Alfredo Gasponi, il Messaggero

… A costo di deludere chi si aspettava, da un uomo di teatro estroso come lui, una regia piena di invenzioni e di sorprese, Proietti ha allestito il capolavoro di Mozart e DaPonte con sobrietà e rispetto del testo, togliendo più che aggiungendo (il progettato sdoppiamento finale del protagonista, che peraltro sarebbe stato una soluzione inedita e stimolante, non è avvenuto) e dunque senza mai rubare la scena al compositore. Il suo Don Giovanni rifugge dalle estremizzazioni: è più giocoso che drammatico (fin dall’inizio, quando il burlador entra annunciato dal lancio del proprio mantello), più gaudente che demone, ma ha la cura di evitare eccessi e gags facendo invece dei cantanti anche dei veri attori… Proietti lo dipinge insomma con la stessa indulgenza che gli riserva Mozart animandolo con la sua musica meravigliosa…

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L’ultima seduzione di Don Giovanni – strepitoso successo sabato sera a Roma

Alfredo Gasponi, Il Messaggero

E se fosse nato un nuovo modo di proporre e fruire l’opera lirica?… La formula scelta si è rivelata vincente. Gigi Proietti ha preso per mano il pubblico raccontando, spiegando, dialogando con i cantanti e il direttore: ha fatto sì che l’azione non languisse ma l’ha anzi condensata e snellita, allontanando il pericolo della noia. Non è stato un semplice speaker né ha fatto una banale lezione sul Don Giovanni: ha quasi creato un nuovo personaggio, un misto di attore, narratore e regista in scena, capace di illuminare il rapporto tra musica e testo; e di far scoppiettare, ma senza eccessi, gags e battute. <<Adesso bisogna proprio che se ne vada>>, al cadavere del Commendatore rimasto sul palco. <<Ora per picchiare Don Giovanni arrivano i contadini con i loro arnesi, falce e mar… no, questo è meglio che non lo dico>>…

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