Gigi lo censura con l'esplosione delle luci nel momento esatto in cui l'ultimo velo cade.

Grande successo, primo spettacolo prodotto da e per il teatro Brancaccio, di cui è nuovamente direttore.

Note di regia di Gigi: The full Monty è una storia profonda. Questi operai, disoccupati e con mogli che lavorano, hanno perso non solo lo stipendio, ma anche identità, ruolo, fiducia in sè stessi. Sono insicuri e depressi. Il momento preso in considerazione è sì quello della disoccupazione, ma l'attenzione di sposta in zone diverse, come quella del rapporto di sei uomini con mogli, amici, amanti. In tutta la loro vita lo spiazzamento, il vuoto d'identità, è risibile. Affrontando la storia ho assolutamente puntato sul realismo escludendo a priori il sopra le righe, anche se la presenza di canzoni e numeri ballati porta ad una cadenza di volta in volta differente. Ho cercato in tutti i modi di non caratterizzare eccessivamente l'ambientazione della storia, lasciando una neutralità di luogo che potesse facilmente permettere l'identificazione da parte del pubblico in ciascuno dei personaggi. Rendere i sei operai degli uomini di tutti i giorni, dei possibili vicini di casa. La storia, nel suo svolgersi, ci porta dunque al gran finale, uno strano, euforico lieto fine, che non ha affatto un sapore consolatorio del tipo "... e vissero tutti felici e contenti", ma riporta ai problemi di sempre. Come la vita. 

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