Gigi Proietti: La pulce nell'orecchio

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1991 Di Georges Feydeau Regia di Gigi Proietti
Con Geppy Glejeses, Paola Tedesco, Andy Luotto

Una moglie, per certe troppo lunghe freddezze del marito, sospetta che egli abbia un amante; per accertarsi che quell’uomo sia capace dell’infedeltà, gli spedisce tramite un’amica un’appassionata ed anonima lettera d’amore, in cui gli dà appuntamento in un albergo ad ore, dove si reca ella stessa per vedere se il marito abboccherà all’amo. Ciò che succede in quell’albergo non è possibile riassumerlo brevemente: vi si incontrano tutti i personaggi della commedia, tra i quali un facchino, perfetto sosia del signore che avrebbe dovuto essere intrappolato dalla moglie, ed alla fine persino uno spagnolo che irrompe sparacchiando a destra e manca, marito dell’amica postina. Tutti fuggono e si inseguono gli uni con gli altri, tentando disperatamente di salvare le apparenze, in una girandola di relazioni che si complicano sempre di più fino allo svelamento dei vari misteri alla fine dell’ultimo atto.

Note di regia di Gigi: Parlare di regia per un testo di Feydeau è improprio. Feydeau prevede tutto, dà le indicazioni per ogni singolo passaggio o di ritmo o di intenzione; descrive minuziosamente nelle didascalie i movimenti degli attori, i cambiamenti improvvisi di marcia, le posizioni, le aperture e le chiusure delle porte, le entrate e le uscite e ne "La pulce nell’orecchio" addirittura l’indicazione della fattura dei costumi e degli aiuti necessari per consentire gli scambi tra i sosia Chandebise e Poche. Quindi per mettere in scena un Feydeau (a meno di non voler tentare riletture rischiosissime e, per la verità, ormai demodè) è sufficiente indovinare una buona distribuzione e sedersi in platea considerandosi il primo spettatore ideale della pièce. Questo ho fatto, tentando di sollecitare gli attori a stringere i tempi laddove mollavano e viceversa. Ma soprattutto concentrando l’attenzione alla storia, ai rapporti tra i personaggi e alla loro credibilità, ai climi che di scena in scena vanno instaurandosi, in una parola alla trama, ben sapendo che solo rispettandola in assoluto possono scattare i vari meccanismi comici e quindi solo una recitazione quanto più possibile vicina alla verità-probabilità dei personaggi, consente di rispettare lo sviluppo stesso della storia garantendo il conseguente esito comico. E la comicità pura è la sola vera finalità dell’autore, anche se per ottenerla attua una critica ad un modno perbenista e borghese che ben conosceva. Quindi la vera riuscita di uno spettacolo di Feydeau sta totalmente nelle mani degli attori che devono soprattutto gestire la tensione ed i ritmi richiesti senza mai esserne sopraffatti. Insomma, abbiamo preferito leggere, anziché rileggere…

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La locandina 

Da sinistra a destra, Andy Luotto, Geppy Glejeses, Isa Barzizza, Paola Tedesco

Testi ed immagini tratte dal programma di sala

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